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Vallone degli Invincibili - domenica 6 maggio 2012 PDF Stampa E-mail
Giovedì 17 Maggio 2012 05:37

Paulo Coelho dice... “impossibile fermare il fiume della vita” ed infatti, buono, buono... è già trascorso un intero anno da quando ho avuto l’onore di far parte della sezione escursionismo del C.A.I. Monviso, apprezzandone, da subito, le persone ed il loro modo di fare, l’ambiente solidale, la condivisione, la grande attenzione e professionalità.

Ma, in primo luogo, ho trovato degli amici, con i quali ho vissuto momenti unici ed irripetibili accumulatisi nell’animo avventura dopo avventura.

Oggi mi ritrovo in veste di “osservatrice” e non più di allieva, con il compito di “buttar giù due righe” sulla prima uscita pratica del 17° Corso di Escursionismo, che prende il via sotto un cielo cupo e minaccioso.

Anche il nome del luogo che percorreremo promette bene: Vallone degli Invincibili...

Torneranno imbattuti i nostri sedici eroi iscritti al corso, o la selezione sarà spietata?

Alla stazione, prima di trasferirci in Val Pellice, qualcuno si “arrovella” cercando di capire come mai su Internet non si riescano a reperire notizie relative a questo posto misterioso, per poi scoprire che... sarà pur vero che gli istruttori metteranno gli allievi a dura prova, ma... non in maniera così brutale, tanto da accompagnarli nel... “Vallone degli Assassini”.

Risolto l’enigma del toponimo appuntato in maniera errata, sui visi torna il sereno ed il lungo serpentone di auto può salire fin verso Bobbio Pellice ed oltre, sino alla borgata Bessè.

Intanto, sopra le nostre testoline, il cielo diventa plumbeo, iniziando a deliziarci col suo nettare scrosciante. Per nulla scoraggiati ed intimoriti, ci trasformiamo rapidamente in un nutrito gruppo multicolore, infilando giacche impermeabili, copri zaini, berretti e quant’altro a disposizione.

L’aspro vallone degli Invincibili, per l’ambiente suggestivo e selvaggio ancora integro che offre, ma soprattutto per l’importanza storica che riveste, è da considerarsi uno dei siti più interessanti della Val Pellice. La dicitura sulla bacheca all’inizio dell’itinerario dice: “ In questo vallone, tra “barme” e anfratti quasi inaccessibili, trovarono rifugio e riparo molti valdesi che si videro costretti a lasciare le loro case di fondovalle a seguito della revoca dell’editto di Nantes del 1685”.

Divisi in due gruppi, imbocchiamo la mulattiera, da subito, ben evidente e procediamo speditamente fino al primo attraversamento di un ruscello, dove diversi tronchi accatastati rendono malagevole l’incedere dei nostri passi.

Il grado di difficoltà dell’escursione non si presenta sicuramente come turistico, infatti, poco oltre, la mulattiera è assai rovinata ed il passaggio viene facilitato grazie ad  un rustico ponticello sistemato sulle rocce insidiose.

Conclusa l’impresa da “funamboli” ci troviamo a dover nuovamente attraversare il torrente, saltando come grilli da un masso all’altro, sorretti, per fortuna, dalle braccia poderose dei nostri validi istruttori.

Il vallone si apre ora in tutta la sua selvaggia grandiosità; si sale per brevi tornanti in parte scavati nella roccia o sospesi su vertiginosi ed arditi muretti a secco, per poi raggiungere un suggestivo passaggio tra due rocce.

Manca poco alla meta quando già si riescono a scorgere gli anfratti naturali usati dai valdesi come riparo e dimora e, attraversato un breve pianoro ombreggiato da faggi, perveniamo a Barma d’Aut, un alpeggio ormai abbandonato, posto a 1513 metri d’altezza.

Foto di rito per i due gruppi e, come sempre, gran condivisione di “ghiottonerie” e chiacchiere, senza la pioggia che... non avevo più ricordato... si era defilata quasi subito.

“Impossibile fermare il fiume della vita”... impossibile prolungare oltre misura questi attimi...

Resteranno i ricordi e l’impaziente attesa che precederà la prossima storia che scriveremo nuovamente insieme.  

La Maestra a Quadretti