MONTE LOSETTA - domenica 16 ottobre 2011 Stampa
Venerdì 21 Ottobre 2011 11:01

La salita al Monte Losetta, programmata per domenica 18 settembre e… quel dì sfumata, sepolta sotto strati vorticosi di nuvole pregne di pioggia battente, torna alla nostra attenzione venerdì sera, quando Maurizio estende l’invito al gruppo.

Era ormai celata, quasi dimenticata, accantonata a data remota ed invece, proprio quando non te lo immagini più, ecco che un’inattesa giornata si rivela una sorprendente avventura.

Così, formati ed informati sulle previsioni meteo che promettevano cielo limpido, ma anche temperature “in picchiata” partiamo in quattordici in direzione rotabile del Colle dell’Agnello, località Grange del Rio.

Dopo Sampeyre lo sguardo è rivolto, più che al panorama, al termometro dell’auto che inizia una paurosa discesa verso il basso, fino a rasentare i meno 3,5°.

Così non rimpiango l’idea di aver già indossato i pantaloni invernali, anche se qualcuno meno freddoloso della sottoscritta, giustamente commenta: “ Ma quest’inverno come si vestirà?”

Le critiche aleggiano anche quando infilo un vezzoso berretto di lana, impreziosito da due rose.

Avrei dovuto sapere che l’abbigliamento “tecnico” non si sposa assolutamente con questo innocuo dettaglio femminile. Mah…

Fatto sta che, almeno per la prima mezz’ora, è una bella sensazione tenere la testa al “calduccio”, indossando un copricapo più o meno “adeguato”, dal momento che il vento gelido “taglia la fronte come una lama”.

Poco oltre il pianoro della Grangia Bernard ci concediamo una breve sosta e subito i primi thermos fumanti fanno capolino dagli zaini, mentre thé o caffè vengono sorseggiati con parsimonia al fine di prolungare il più a lungo possibile la benefica sensazione di tepore.

Giungiamo in tarda mattinata verso il fondo del Vallone di Soustra, dove già il sentiero incomincia a restringersi e la pendenza si accentua.

A testa bassa, accecati dal sole che ci sta di fronte, con passo lento e qualche pausa di troppo a causa dei primi malanni di stagione che impediscono una respirazione ottimale, guadagniamo il Passo della Losetta, avvolti da un silenzio irreale.

Una brevissima sosta prima di percorrere gli ultimi 182 metri che ci separano ormai dalla cima.

Alle ore 12,20 circa raggiungiamo la croce di vetta per le foto di rito. Grandiosa è la visuale su tutte le cime che contornano il massiccio del Monviso, sul vallone di Guil, nel parco regionale del Queyras, e su quello di Vallanta.

Per il banchetto di mezzodì decidiamo di ridiscendere al Passo e lì, adocchiato un piccolo fazzoletto erboso, stendiamo le nostre copertine.

Il freddo del mattino è ormai un lontano ricordo, tanto che alcuni osano anche le mezze maniche.

L’allegria prende il sopravvento in questo momento di convivialità e condivisione.

I benefici effetti sull’umore generale sono prodotti anche dalle endorfine alimentate quasi sicuramente dalla corroborante e fumante cioccolata calda che, Maurizio, capo-gita, “tenta” di offrire al resto del gruppo, scuotendo vigorosamente il thermos.

Forse le dosi non sono state propriamente rispettate, forse la “quota elevata” crea scompensi non previsti, fatto sta che, come testimoniano le foto, veniamo deliziati da una specie di “Nutella tiepida” che ben accompagna i biscotti di farina di castagne. 

Giudizio da chef: niente male!

E… il “cibo degli dei”, oltre ad appagare l’animo, fa riaffiorare anche remoti ricordi d’infanzia.

Distesi al sole, ascoltiamo, rapiti, la storia di Mauri-bambino e del suo cioccolatino nascosto e dimenticato, un dì d’estate, sotto il cappello che, un tempo, gli copriva la folta chioma.

Subito però la realtà riprende il sopravvento per ricordarci che è tempo di tornare.

Lo facciamo affacciandoci e percorrendo il lungo vallone di Vallanta. 

Anche l’omonimo rifugio, oggi, si presenta in un’insolita veste: abbandonato ed “accarezzato” solo dal rumore dell’acqua e dal sibilo del vento.

Procediamo spediti e, verso metà pomeriggio, giungiamo a Castello, per concludere poi la giornata alla Porta di Valle a Brossasco.

Duemilacinquecento metri di dislivello sono quelli che abbiamo percorso tra l’andata ed il ritorno; duemilacinquecento volte sarebbe ancora bello tornare in montagna come oggi, potendo godere di un connubio perfetto tra elementi naturali e sensazioni uniche.


Ultimo aggiornamento Giovedì 24 Novembre 2011 19:49